Sieti - Piazza Convento.
Facciata
Santuario dedicato a Maria SS. del Paradiso; officiato dai Frati Servi di
Maria dal 1430 circa al 1809, anno della soppressione napoleonica.
Sull'altare maggiore è collocato un affresco del XII-XIII secolo e dagli
occhi della Madonna scaturirono, nel 1480, lacrime di sangue che furono
raccolte in un fazzoletto di lino dal notaio Martino Giannattasio
Le
origini della Parrocchia Regina Paradisi ai Guantai sulla collina dei
Camaldoli (NA)
Quello
che segue è ciò che risulta da uno scritto ritrovato quasi per caso
nella nostra parrocchia. Non conosciamo con esattezza l'autore dello
scritto e quindi, anche per questo motivo ho deciso di riportarlo
integralmente: Nella considerazione dal punto di vista storico religioso
della zona Guantai, subito emerge la figura di Don Luigi Di Marino fu
Andrea e Tersa Grimaldi. Sacerdote della più ricca famiglia, seppe
trafficare i talenti in maniera da incrementare e sviluppare la
religiosità di questo popolo che, vivendo alla luce della spiritualità
camaldolese, effondeva la sua devozione verso la Madre di Dio sotto il
Titolo di Immacolata di Nazareth. Una provvidenziale amicizia che legava
il Sac. Luigi Di Marino al Sac. Luigi Popolo di Sieti (Salerno)
fece sì che un giorno il villaggio Guantai ai Camaldoli si stringesse
intorno a Regina Paradisi.
Nell'archivio
parrocchiale trovo quanto segue:
"In
un comune della prov. di Salerno a quindici miglia dal capoluogo vi è un
villaggio detto Sieti dove si venera con grande devozione
la
immagine di Regina Paradisi. Io che scrivo sono ormai molti anni che fui a
vederlo e ascoltai dall'illustre barone Fortunato come venne trovato.
Non
molto lungi dalla casa del detto Barone vi era un foltissimo spineto dove
i ragazzi andavano a scherzare. Un bel giorno si accorsero che
sotto
quei rovi stava un fresco muro rappresentante una bella immagine di Maria
Santissima con il Bambino sulle ginocchia, assistita da un Santo ignoto,
al lato destro stava una scritta di antichissima data mista di un latino
corrotto o di un italiano barbaro.
Da
ciò l'argomento che doveva essere qualche tempietto diroccato e nascosto
alla profanazione degli increduli. Sorpresi dalla grande novità i primi a
vederla menarono alta voce nei dintorni e la gente non tardò punto a
correre per curiosare il vero.
Così
rimosso l'ingombro e visto quella rara bellezza cominciarono a venerare la
nuova immagine ed invocarla come nuova stella
senza
saperne il titolo. La dicitura non fu mai capita, tranne alcune parole
come queste: "Libera me". Compresero che i devoti di quella
sacra immagine speravano di essere protetti in quei tempi di guerra e di
invasione, per cui ognuno la chiamava come ne suggeriva la devozione.
Correva
in quel tempo una gravissima calamità e la gente si recava a piangere ai
piedi di Maria e ciascuno diceva di come meglio della propria
fede
e della speranza di essere favoriti da Dio per i meriti della sua SS
Madre. Quando, non so come, venne in mente ad uno di infervorare le preci
di quelli che pregavano dicendo: Regina Paradisi liberateci.
In
tal modo all'improvviso si videro spuntare dagli occhi di Maria alcune
lacrime sanguigne che furono raccolte in un fazzoletto il quale a perenne
memoria fu posto in una buca accanto al quadro con un cancelletto di ferro
consegnandone le chiave alla Rev.ma Curia di Salerno. Più tardi per ben
custodire quelle lacrime e quella prodigiosa immagine edificarono una
chiesetta affidandone le cure ad un eremita perché non avesse mai a
mancare la lampada accesa. Allora la Regina Paradisi divenne la carissima
avvocata di quel popolo e tuttora è soprannominata la Regina delle
lacrime.
Il
detto barone fece disegnare le immaginette, fece comporre la novena e
cominciò a solennizzare la festa il primo giorno dopo Pasqua.
Una
delle figlie del detto barone fatta monaca in Napoli, si fece dipingere un
bel quadro dal pittore Spanò e venuta a morte nel suo paese Sieti,
lo lasciò con pubblico testamento al Sac. Antonio Popolo a condizione di
farla mettere in una pubblica chiesa da intitolarsi a Regina Paradisi.
Questi
nel 1877 la consegnò all'amatissimo suo amico Don Luigi Di Marino il
quale si compiacque di edificare il Tempio nel suo fondo ai Guantai dei
Camaldoli sotto tal titolo mettendo in trono la bella immagine la quale
divenne una fonte perenne di grazie.
Io
che ho scritto le presenti notizie, essendo tornato in Sieti dopo
24 anni, ho trovato molto fervore nella devozione. Hanno ridotto in fine e
bella
forma la cappelletta ed hanno posto il sudario delle lacrime della Madonna
sotto il nuovo altare con maggiore decenza e venerazione.
Spero
che la Vergine SS. Del Paradiso abbia dato il Santo Paradiso al Fondatore
del sacro Tempio ai Guantai e dia copiosa mercede a chi ne tiene
cura."
A
Sieti la gente dà un'altra versione dei fatti, per lo meno nella
prima parte: un carbonaio blasfemo e incredulo scendeva dai monti con il
suo mulo che ad un certo punto e precisamente davanti ad un folto spineto
s'impennò e nonostante l'uso e l'abuso del bastone non volle più andare
avanti.
Allora
il carbonaio si dette da fare per accertare la presenza di qualche cosa
che avesse suggestionato il suo quadrupede. Con le mani cercò
ansiosamente
nel vicino spineto e rimase attaccato ad un muricciolo. Ogni sforzo per
distaccarsene fu vano ed incominciò a menare alte grida. Accorse gente,
si fece folla e si scoprì che quel muricciolo era un affresco della
Madonna. Tutti conoscevano la cattiveria di quel carbonaio e
incominciarono a recitare preghiere perché la Madonna gli perdonasse.
Più precisamente recitavano le litanie della Vergine e soltanto quando
giunsero all'ultima invocazione aggiunta dalla pietà della popolazione di
Sieti: Regina Paradisi, avvenne che il carbonaio si distaccò dal
muro e divenne un galantuomo. L'affresco fu portato in paese e collocato
in una Chiesa e
custodito
da un eremita.
Questo
racconto è sostenuto da un quadro che si trova presso la famiglia Di
Marino Giuseppe (Tabaccaia) in cui oltre al gruppo di immagini che si
trovano in quello dell'altare maggiore della Parrocchia si riscontra un
altro personaggio tipicamente di campagna e il santo ignoto di cui si
parla nella precedente versione si deve ritenere essere l'anima di questo
carbonaio trasfigurata dalla Grazia.
ANONIMO
Quello
che segue invece, è uno scritto di Don Antonio Assante (chiamato da
Nostro Signore nell'anno 2002). Anche in questo caso, ho voluto riportare
il testo integrale dello scritto che abbiamo trovato a corredo di un
libretto
di
preghiere:
La
Chiesa "Regina Paradisi", edificata nel 1877 dal Sac. D. Luigi
Di Marino, fu eretta Parrocchia il 16 luglio 1925.
Ridotta
dall'usura del tempo, dagli eventi bellici e sismici, ma, soprattutto
dall'incuria degli uomini, in uno stato di avvilente desolazione
e
di mortificante squallore, con la generosità dei fedeli è stata
consolidata, ristrutturata e riaperta la culto il 1 novembre 1991. Con
essa
si
è sistemata la Cripta: un luogo suggestivo di raccoglimento e di
preghiera. Qui sono cominciati i primi lavori il 7 novembre 1989 e qui
sono
terminati
il 22 agosto 1993, con la vetrata Crocifisso.
L'immagine
della Madonna riproduce un affresco venerato a Sieti (SA), le cui
prime notizie scritte rimontano al 1480 e ricordano una miracolosa
lagrimazione
di sangue.
L'avvenimento
più caro di questi anni è stato l'incoronazione di questa Immagine, ad
opera del nostro Arcivescovo, Card. Michele Giordano, nella
indimenticabile sera del 22 agosto del 1987, a centodieci anni dalla
fondazione della Chiesa.
Il
quadro è stato restaurato e reintegrato delle 12 stelle, finite, come
quasi tutto il resto, in mani rimaste sempre inspiegabilmente ignote!
Dalle
12 stelle è nata la gioiosa celebrazione delle 12 "tappe" di
ogni agosto per le contrade della Parrocchia.
Il
mio augurio per tutte le famiglie, e per ciascuno di noi, è già
formulato nella "nostra" preghiera: "Aiutaci ad essere, un
giorno, quelle dodici stelle che, che Giovani vide sul Tuo capo.
o
Vergine, ammantata di sole.
o
Maria, Regina del Paradiso".
D.
Antonio Assante
|